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U 20 M – Libertas Roma – Casetta Bianca 10-10

libertas

LIBERTAS ROMA EUR PN/ CASETTA BIANCA PN 10-10 (3-5) (3-1) (3-3) (1-1)

LIBERTAS ROMA EUR: Guredda, Neri (1), Rinaldi (1), Zulian, Carrer, Novelli (3), Cimini cap., Cernosik, Casciani, Mazzelli (2), D Amicis, Zocca (3). All.Serraiocco Valerio

Si e' concluso il girone di andata…..possiamo trarre un primo bilancio dei risultati fin'ora conseguiti e possiamo tranquillamente affermare che la classifica rispetta fedelmente i valori espressi dalle singole squadre. La Libertas occupa il secondo posto frutto di 3 vittorie e due pareggi ma evidenziando limiti che ne frenano la crescita e mettono in pericolo un obiettivo stagionale che alla vigilia del torneo era ampiamente pronosticato….portare a casa la qualificazione per il turno successivo.

Quali sono questi limiti?  Per capirlo occorre spiegare cos'è una vera squadra, cioè,il segreto del successo.

LA SQUADRA.
La parola dice tutto.  Mi fa impressione quando sento (o leggo) parlare del gruppo. Come se andare a cena e essere amici fosse in se il segreto del successo, della vittoria. Se fosse così semplice, la società inviterebbe tutti a cena ogni sera e in vacanza ogni estate. Invece, non funziona così. È la squadra che conta. È quello che fa quel gruppo in campo che conta. È proprio lì che si vede la squadra. E anche se gli atleti tra di loro si odiano, un gruppo può giocare come squadra.

SACRIFICIO.
Lavorare al limite dello sforzo. Quando una squadra ha lavorato duramente in allenamento, ha fatto ciò che viene chiamato sacrificio. Quelli che vogliono allenamenti blandi, senza impegnarsi non possono mai vincere. Quando si osserva un campione fare gesti atletici con semplicità occorre pensare che quell'atleta ha gettato sudore e  sangue nel  campo in allenamento. Fra l'altro, è proprio lì che si vede la squadra. Quando un gruppo soffre insieme, viene insieme in campo. Non vuole perdere, anche per il compagno.

GENEROSITÀ.
E' termine opposto egoismo. Vuol dire essere disposti a rinunciare al proprio tiro per fare un passaggio a chi è piazzato meglio. Forse arriverà un assist, forse no, questo non deve importare. Bisogna aver voglia di aiutare il compagno ovvero aiutare la squadra. Quel compagno riconoscerà il gesto e vorrà restituire il favore. Anche questo aiuta a fare squadra! Non è interessante come dare qualcosa porti ad avere qualcosa? E quando la gente è disposta a dare così, la squadra diventa imbattibile. O almeno molto difficile da battere.

CORALITÀ.
Una difesa è proprio come una catena: non più forte dell'anello più debole. Una grande difesa è un balletto, una grande coreografia degna della Scala di Milano. Idem in attacco. Preferisco sempre vedere ogni attaccante toccare la palla almeno una volta in ogni azione. Facendo così, la difesa non può difendere contro tutto, soprattutto quando conta di più.   Per quell'ultimo tiro, quello della vittoria, la coralità e' tutto. Coinvolgete tutti. Se lo fate, qualcuno sarà libero per tirare bene. Non so chi sarà libero ma sarà uno. Perchè avete giocato come una squadra e non uno contro sette".

EQUILIBRIO.
Una vera squadra non è mai (o raramente) sbilanciata. Vuol dire che ognuno porta il suo mattone. Vuol dire che il marcatore e' al suo posto e ognuno assume la propria posizione in virtu' del moment tattico. L'attacco non è mai indirizzato sempre ad un uomo o ad un lato del campo, ma che c'è una buona distribuzione di tiri e punti. Vuol dire che una squadra gioca in difesa come in attacco: a tutto campo come a metà campo. Sto descrivendo una squadra completa, che non mostra nessun punto debole all'avversario, che sa giocare a 360°, come ogni grande squadra.

CERVELLO.
Qui si parla della mentalità vincente. Una vera squadra gioca anche con il cervello, spesso più difficile che giocare con le gambe, i polmoni e le mani. Io sostengo che la fatica mentale stanchi il giocatore più che l'impegno fisico. Paragono lo sforzo mentale con il dolore. Come sappiamo, un grande dolore ci lascia indeboliti, come se avessimo fatto una maratona. La grande squadra, la vera squadra, deve abituarsi all'impegno mentale. Chi riesce a usare la testa vince, chi non ci riesce perde. Chi usa il cervello sa che è la squadra che vince, non il talento. Quindi, sa che giocare in 7 è meno faticoso che giocare da solo.

VALORI.
Cioè, sapere cosa fare e cosa evitare. Quando si vede un tiro forzato o uno fao inutile, si sa che è perchè un giocatore non ha valutato bene le cose. Quindi, il campione, come la vera squadra, deve sapere ciò che è importante e ciò che non lo è. Non può intestardirsi.   Certo, questo è anche cervello. Ma è soprattutto senso dei valori.   Mettendo queste cose insieme, abbiamo ciò che io definisco squadra.

Oggi tutto questo è mancato, pur con delle individualità di valore, queste non trovano il conforto della SQUADRA.
Troppo egoismo, troppa presunzione, certamente nulla e' perduto ma occorre al piu' presto trovare quella compattezza e quell'unione di intenti che diversamente ci costringeranno a chiudere anzitempo una stagione in modo anonimo.

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